In Time (Andrew Niccol) ★½/4

In time, USA, 2011, 109 min.

L’avevo già scritto da qualche parte nei post precedenti: i film che narrano storie ambientate in futuri distopici o fantascientifici si guadagnano sempre la mia attenzione; sono attratto dal vedere un po’ di fantasia al potere nel reinventare il mondo. Un pessimo esempio ce lo aveva dato I guardiani del destino la scorsa estate, ma quando alla regia c’è l’Andrew Niccol di Gattaca ci si può iniziare ad attendere qualcosa per palati anche un po’ più raffinati. In Time, purtroppo, nonostante il bellissimo spunto, rimane però una promessa non mantenuta.

 

In un imprecisato futuro la scienza ha permesso all’uomo di vivere potenzialmente per sempre, fermando l’invecchiamento fisico a 25 anni. Con queste premesse il vil denaro è stato abolito e la valuta corrente è….il TEMPO. Vuoi una birra? Paghi 5 minuti. Compri una macchina di lusso? 50 anni. Lo stipendio? Qualche settimana. Compiuti i 25 anni si attiva un timer sull’avambraccio che indica il tempo residuo (tutti partono con un anno “bonus”), quando arriva a zero ci si “spegne” all’istante e si muore. Questo sistema ha creato disuguaglianze sociali incredibili, con ricchi che hanno accumulato secoli e operai che vivono, letteralmente, alla giornata. Tra questi ultimi c’è anche Will Salas (Justin Timberlake) che un giorno, come ricompensa per una buona azione, riceve da uno sconosciuto due cose: un secolo di vita e la spiegazione su come i ricchi facciano girare il mondo. Will è uno di quelli dal cuore puro che vuole distruggere il sistema e grazie al tempo accumulato si può permettere di passare nella parte ricca della città per mettere in atto il suo piano insieme a Sylvia (Amanda Seyfried), figlia di un ricco uomo d’affari, come dei novelli Bonny&Clyde con un pizzico di Robin Hood, mentre al loro inseguimento c’è l’integerrimo “custode del tempo” (un poliziotto insomma) interpretato da Cillian Murphy.

Il soggetto, come dicevo, era di quelli stimolanti ed effettivamente la fase iniziale del film riesce a catturare l’attenzione semplicemente mostrando quali sono le implicazioni in una società – e nel particolare tra gli strati bassi della popolazione – di avere come valuta il tempo e persone che non invecchiano. Questo porta oltre che a divertenti trovate come i discount “tutto a 99 secondi”, anche ad una smisurata quantità di frasi a doppio senso implicanti il tempo che provocano un’ironia non so fino a che punto volontaria (dal “non ho tempo per questo” a mendicanti che chiedono “ha un minuto?”) che alla lunga risulta un po’ fastidiosa. Poi, da quando l’eroe proletario acquista la sua coscienza di classe e si fa liberatore del popolo sfruttato, va più o meno tutto a scatafascio. Il discorso sociale/politico, comunque nelle corde del regista, rimane superficiale e stantio, l’azione e la fantascienza latitano nonostante i due protagonisti siano in fuga perenne da forze molto più potenti di loro.

Il budget dovrebbe essere di quelli medio-alti, ma le scene d’azione sono contenute e soprattutto poco dinamiche – la più riuscita sembra una scopiazzatura dell’inseguimento del recente Drive – mentre i pochi effetti speciali e le scene di massa risultato piuttosto poveri. In particolare l’incidente in macchina è così palesemente finto da avermi fatto pensare ad un omaggio agli sci/fi di una volta, altre spiegazioni è difficile trovarle. Questo potrebbe essere confermato dal fatto che In Time, con le sue tematiche anti-capitalistiche e l’eroe proletario, riecheggia un po’ quei film di fantascienza americani anni 50 e 70, ma non ha la scusante dell’ingenuità che permetteva a quei tempi allegorie fin troppo scoperte; se voleva essere un film che riflette sulla crisi contemporanea l’intento non è sicuramente riuscito.

Spesso si ha l’impressione che la sceneggiatura sia stata più improvvisata che realmente scritta in maniera ponderata, altrimenti non si spiegherebbero scene così sfilacciate e buchi sospetti nella trama e nel mondo creato da Niccol (esempio banale: ok che si rimane venticinquenni a vita, ma perché sembrano anche tutti usciti dall’ultima copertina di Vogue? – Leonard di TBBT a parte). Coinvolgimento e ritmo ne risentono in maniera decisa, non aiutate da un Justin Timberlake che, per quanto io lo abbia apprezzato in The Social Network, si dimostra ancora acerbo per portare tutto il peso di una pellicola sulle sue spalle. Il caschetto rosso della Seyfried invece funziona a meraviglia in quanto a sensualità ma non va oltre (così come per la – troppo breve! – apparizione di Olivia Wilde). L’unico che spicca è Cillian Murphy, sicuramente il più convincente, in grado di dare al suo personaggio sfaccettature che vadano oltre la dicotomia buono/cattivo.

Non siamo di fronte a quel disastro che era I guardiani del destino, ma da Niccol ci si poteva e si doveva aspettare di più; purtroppo stando così le cose invece In Time non va oltre ad una bella premessa e uno spunto fantascientifico valido che ben presto degenerano in un anonimo action hollywoodiano.

EDA

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Una risposta a In Time (Andrew Niccol) ★½/4

  1. CineFatti ha detto:

    E’ un peccato che Niccol dopo un esordio folgorante come sceneggiatore/regista sia calato sempre di più… con questo forse si è rialzato un minimo dopo quella roba come S1m0ne e Lord of War, però comunque ecco, se tu dai 1 e mezzo, io gli darei 2 alla fine, una mediocrità piena, ma comunque non sufficienza. Hai ragione purtroppo, degenera nell’anonimo, anche se a me in fondo mi ha intrattenuto, ma non significa niente alla fine!

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